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Cinque motivi per approfittare di ogni prima domenica del mese

 

Con il decreto Franceschini, in vigore dal primo luglio di quest’anno, torna #DomenicaalMuseo: ogni prima domenica di ogni mese tutti i siti archeologici, musei, gallerie, parchi e giardini monumentali dello Stato possono essere visitati, fotografati, vissuti, gratis.

Noi, che a volte ci sentiamo, indegnamente, come le Muse di Hercole (“Tesoro, vuoi dire Maschiole!”), cultori e disseminatori di sprazzi di cultura (è davvero una parolona), speriamo che quest’iniziativa non sia solo fumo negli occhi per allontanare l’attenzione dai problemi reali del nostro patrimonio artistico, ma che sia il primo passo per una valorizzazione seria e consapevole.

 

 

La serietà, per ora, a noi non compete mentre la consapevolezza di ogni piccolo barlume di bellezza che ci circonda è un nostro dovere, come esseri umani, vivi e pensanti in questo mondo. Perciò, in maniera più scanzonata possibile, cercheremo di far conoscere, ogni mese, un pezzetto di storia in più; sarà come sfogliare un vecchio album di famiglia, e poi il vintage mai come ora si porta assai.

 

Incominciamo da cinque buoni motivi per farsi un giro, magari proprio domenica prossima (prima, dopo o durante il mare) :

 

#1. Parliamoci chiaro: fa figo. Girare per musei o per qualsiasi altro luogo di cultura generalmente poco frequentato vi potrà dare quel tocco in più che a volte manca in conversazioni di vero “spessore”. Il campionato non è ancora iniziato e persino la tanto celebrata serie “Gomorra” (che sembra abbiate visto tutti tranne me) sta perdendo di interesse…ma volete mettere buttare così, con molta nonchalance un “domani pomeriggio non posso scendere con voi, vado al museo”?!?

Penseranno che siete proprio una persona sensibilebellainteressanteacculturata. E lo siete, ah, se lo siete.

 

Fate cose, vedete gente; certo

 

#2. “Anche io da grande volevo fare l’archeologo!”

 

Ovunque si vada ci si può imbattere in un museo, un parco, un sito archeologico, un palazzo o una biblioteca che varrebbero la pena essere visitati. Le “autostrade per l’Italia” ad ogni casello o area di servizio ci ricordano, inquietantemente, che “siamo in un paese meraviglioso” e, a volte, stentiamo davvero a crederlo. Quando ci infiliamo in un “luogo di cultura” spesso se non abbiamo le facoltà o la voglia (o semplicemente nessuno ce la vende) di acquistare una guida dobbiamo imbatterci nella cartellonistica museale, quei pannelli lunghi quanto i papiri della biblioteca di Alessandria d’ Egitto che dovrebbero spiegarci vita, opere e miracoli di quel luogo. Spesso li ignoriamo perché noiosi e poco comprensibili…Capita a tutti.

Ma fare uno sforzo e provare ad integrare la parola scritta con il circostante potrebbe davvero valere la pena, vi sentirete come il buon Jean François Champollion che decifra la stele di Rosetta, senza dover nemmeno studiare la grammatica greca (e, ditemi la verità, un po’ tutti da piccoli sognavate di fare gli archeologi, o no?).

 

 

Sorry, ma è il video più didattico che abbiamo trovato sulla Stele di Rosetta

#3. Enjoy the silence.

I musei sono un mondo a parte: sorgono in zone cittadine centrali, ma sono la pace dei sensi: silenziosi, forse pure troppo; il mondo fuori non li riguarda e il tempo a volte sembra davvero si sia fermato.

Certo, a meno che non andiate alla Galleria degli Uffizi, al Colosseo o nei Musei Vaticani, dove di silenzio ce n’è ben poco.

Ma non parliamo di questi; parliamo dei nostri piccoli musei di provincia; gli addetti alla vigilanza (o custodi, o come li volete chiamare voi) vi guarderanno alla biglietteria come se foste dei bambini che stanno andando a giocare col SuperSantos in mezzo al parco condominiale alle tre di un pomeriggio d’estate, ma voi fregatevene, la pace dei musei e dei parchi archeologici è solo fittizia e non vuol dire noia: tutto pullula di vita, e di certo la vostra presenza lì lo attesta. Il museo non è di chi lo custodisce, ma di chi lo vive, davvero, girando per le teche cercando di capirci qualcosa in più. Le reazioni brusche del personale museale sono dovute solo allo shock iniziale da visitatore: dopo qualche minuto quelle facce burbere saranno più che disposte a scortarvi nel vostro personale viaggio nel tempo, ve lo posso assicurare.

 

Pensate che sui custodi ci hanno scritto addirittura una canzone

#4. Bagni (quasi) sempre puliti.

Guarda caso, domenica prossima, la prima del mese, vi trovate in giro e avvertite, nel bel mezzo della vostra passeggiata verso l’infinito e oltre, quel bisogno impellente. Se siete nei paraggi di un museo o di un sito archeologico potrete liberarvi, qualsiasi peso abbiate, e unire l’utile al dilettevole facendovi un giro, anche giusto per non dare quell’impressione poco seria di uno che è entrato solo per usare il bagno. Che, sicuramente, sarà più pulito di qualsiasi toilette dei bar vicini.

 

#5. Just my imagination.

La mia motivazione preferita. Perché quello a cui buttiamo lo sguardo non è sempre stato così. I “coccetti” antichi erano usati nella vita quotidiana proprio come i nostri piatti, bicchieri, contenitori; anzi, il più delle volte quelli che abbiamo nelle nostre case in confronto sono una robetta molto triste. I siti archeologici, quattro “pietre vecchie” tenute in piedi chissà come, erano riccamente rivestiti con materiali pregiati, ricchi e colorati (molto di più di quello che pensiamo). Le gallerie ed i parchi stessi erano luoghi che ospitavano vita, fatti, intrallazzi e situazioni di ogni genere e sorta. Gli stessi edifici che ora ospitano i musei, nella maggior parte dei casi erano adibiti a tutt’altro.

Se durante la nostra prossima visita in un qualsiasi “contenitore di bellezza” chiudessimo per un attimo gli occhi e provassimo ad immaginare tutto questo, ci renderemmo conto di non essere molto diversi da chi ci ha preceduto, e sapere quello che è successo fino a ora potrebbe farci andare avanti con più serenità.

Male non può fare e, addirittura, potrebbe pure piacervi.

 

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